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I racconti di Kolyma - Varlam Salamov (1978)

Posted By: ulissex
I racconti di Kolyma - Varlam Salamov (1978)

I racconti di Kolyma - Varlam Salamov (1978)
AudioBook | Language: Italian | MP3 64 kbps | 194 Mb
Genre: Drama / History



Da: Il 3' Anello - Ad Alta Voce - Radio Tre (Gennaio 2005)
Legge: Piero Baldini
Introduzione: Graziella Pulce,
Traduzione: Sergio Rapetti per edizioni Einaudi
regia di: Anna Antonelli
a cura di: Fabiana Carabolante

n.21 Capitoli formato mp3

"La nostra epoca è riuscita a far dimenticare all'uomo che è un essere umano".
"Si era creato un gruppo di medici e infermieri che cercavano di fare ogni cosa nel migliore dei modi. Per moltissimi di loro si trattava di un dovere sacro: rendere un servizio per la preparazione medica ricevuta, aiutare la gente".
Un libro che appartiene al medesimo filone di Se questo è un uomo di Primo Levi e Una giornata di Ivan Denisovic di Aleksandr Solzenicyn. Una testimonianza dall'inferno della terra, da uno di quei microcosmi di dannazione, che il Novecento, con le sue utopie di razionalità scientifica, progresso e sviluppo tecnologico, è stato generosamente in grado di organizzare.
Salamov (1907-1982) studiò diritto all'università di Mosca, ma la sua vocazione era la letteratura. Negli anni Trenta il regime staliniano lo condannò, per motivi a dir poco impalpabili e pretestuosi, ai lavori forzati nelle miniere della Kolyma, in Siberia.
La Kolyma è in realtà una grande industria sovietica, dove i detenuti lavorano come schiavi, senza diritti e senza retribuzione.
Salamov riuscì a sopravvivere, seguendo i corsi da infermiere, aiutato da un medico detenuto, A. M. Pantjuchov.
La pubblicazione di questi racconti fu, anche in anni recenti, tribolata e ostacolata con ogni mezzo. In essi, con grande forza espressiva, Salamov sa renderci la durezza dei lager e delle prigioni sovietiche, le umiliazioni, le botte, la fame, la vita elementare a cui erano costretti i prigionieri.
Basta un niente, un'esclamazione ad alta voce, un'osservazione inoffensiva, persino il silenzio, per essere fucilati.
Ne esce l'affresco di un universo estremo, che non impedisce tuttavia si facciano strada gli elementi principali del cuore umano, sia positivi che negativi: la crudeltà, la delazione, l'oppressione, il torbido esercizio del potere, ma anche la solidarietà, la bellezza, il gusto del lavoro (in ospedale) ben svolto.
La farsa del procedimento giudiziario, le accuse surreali ed inventate, la figura incombente del giudice istruttore, che blandisce e minaccia l'imputato, danno concretezza e realtà ai peggiori incubi kafkiani.
Sulla realtà della Kolyma, così come descritta da Salamov, lo stesso Solzenicyn ebbe a dire:
"L'esperienza di Salamov nei lager è stata più amara e più lunga della mia, e con rispetto riconosco che proprio a lui e non a me è stato dato in sorte di toccare il fondo di abbrutimento e disperazione verso cui ci spingeva tutta l'esistenza quotidiana nei lager".

The stories:
The complete set of Kolyma Tales is based on two areas: personal experiences and fictional accounts of stories heard. He attempted to mix fact and fiction, which leads to the book being something of a historical novel. The style used is similar to Chekhov's, in which a story is told objectively and leaves the readers to make their own interpretations. Often brutal and shocking, the matter-of-fact style makes them appear more hard-hitting than using a sensationalist style. The stories are based around the life of the prisoners (political or professional) in the camp and their relations with the officials. We find accounts of prisoners who have become totally dispassionate, insane under the barbaric conditions, unemotionally murderous and suicidal. Despite being written about imprisonment under the Stalinist regime, Shalamov didn't make a single mention of Stalin in the book except for a brief mentioning of a large portrait of the man in an administrator's office.


Varlam Tichonovic Salamov nasce a Vologda (Russia) nel 1907 da un prete ortodosso, nel 1924, conclusi gli studi secondari, si trasferisce vicino a Mosca, dove lavora come operaio in una conceria. Nel 1926 viene ammesso al Primo corso della Facoltà di Diritto sovietico all'Università di Mosca e l'anno dopo partecipa alle commemorazioni del decennale della rivoluzione d'Ottobre sotto le insegne dell'opposizione.
Nel 1929 viene arrestato per la diffusione del "Testamento di Lenin" in chiave antistaliniana e condannato a tre anni di lager, che sconterà a Visera, negli Urali settentrionali. Liberato alla fine del 1931, Salamov torna a Mosca poco dopo e lavora in vari periodici. Nel 1936 pubblica il primo racconto su una rivista, ma il 12 gennaio 1937 viene arrestato con l'imputazione più grave, il famoso "articolo 58" che riguarda "l'attività controrivoluzionaria", in particolare "trockista", per la quale viene condannato a cinque anni di reclusione in un lager "per lavori pesanti". Trasferito in Siberia, nella regione della Kolyma, vi rimarrà fino al 1953, subendo ulteriori condanne basate sul metodo della delazione. Più volte destinato ai cantieri più duri, all'estrazione nei bacini auriferi o nelle miniere di carbone, più volte ridotto al limite estremo della sopravvivenza, non accetta mai di tradire i compagni con qualche confessione delatoria che gli permetterebbe di scampare a una morte quasi certa. Ormai ridotto allo stremo delle forze, nel 1945 riesce a farsi ricoverare in ospedale, dove conosce il dr. Pantjuchov, che cerca di trattenerlo in reparto il più a lungo possibile.
Destinato ai "lavori generali" dopo le dimissioni, senza più scampo, incontra nel 1946 lo stesso medico, che riesce a introdurlo come infermiere all'Ospedale centrale per detenuti, dove rimane fino alla liberazione, il 13 ottobre 1951. Solo nel 1953 riesce a tornare a Mosca, dove inizia a scrivere, con grande sofferenza e tormento interiore i "Racconti di Kolyma". Lavora in vari stabilimenti e collabora a diverse riviste, su cui pubblica le prime poesie. Nel 1956 viene riabilitato "per non aver commesso il fatto". L'anno successivo si ammala gravemente e riesce a ottenere una misera pensione di invalidità. Continua per più di un decennio a scrivere i racconti, ossessionato dall'imperativo morale di ricordare i milioni di morti innocenti nel Gulag e si dedica anche alla stesura delle poesie e di altre opere. Nel 1978 a Londra esce la prima edizione dei "Racconti di Kolyma" in russo e nel 1980 a Parigi l'edizione in francese. La prima edizione in inglese esce a New York nel 1981. Nel frattempo le condizioni di salute di Salamov peggiorano ulteriormente e nel 1979 viene ricoverato in un pensionato per anziani e invalidi, dove muore solo e disperato il 17 gennaio 1982.