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Alessandro Dal Lago, "Carnefici e spettatori: La nostra indifferenza verso la crudeltà"

Posted By: TimMa
Alessandro Dal Lago, "Carnefici e spettatori: La nostra indifferenza verso la crudeltà"

Alessandro Dal Lago, "Carnefici e spettatori: La nostra indifferenza verso la crudeltà"
Cortina Raffaello | 2012 | ISBN: 8860304601 | Italian | EPUB/MOBI/PDF | 220/870 pages | 0.2/0.4/1.4 Mb

Quali sono i criteri con cui la crudeltà, ampiamente mostrata dai media vecchi e nuovi, è occasione di sdegno o di intervento "umanitario"? La risposta è che lo sdegno dipende da un complesso di circostanze, tra cui gli interessi materiali in gioco e la fondamentale indifferenza delle opinioni pubbliche occidentali. Come si è determinata questa strana mescolanza di insensibilità e moralismo? Riprendendo il tema della crudeltà nel mondo classico e moderno, come si manifesta soprattutto nella letteratura e nella cultura di massa, il saggio analizza la complessità dello "sguardo" come ottica culturale: non è la crudeltà a essere finita ma il nostro sguardo culturale a non vederla più. È così che dalla fine della guerra fredda, ormai da quasi venticinque anni, l'Occidente combatte guerre in mezzo mondo senza che la sua vita quotidiana sia alterata e in un'indifferenza appena venata di voyeurismo.
L’ultimo saggio di Alessandro Dal Lago, docente di Sociologia dei processi culturali e comunicativi all’Università di Genova, offre un’acuta quanto documentata disanima del mutamento del rapporto con la sofferenza e la messa in scena della morte nel corso della storia, mostrandoci come l’Occidente sia ben lontano dalla scomparsa della crudeltà e quanto sia inquietante e preoccupante la sua incapacità di vederla, consolato dall’illusione di vivere in un mondo più umano rispetto al passato. Certo, sono lontani gli spettacoli della morte e la straordinaria crudeltà esercitata su schiavi, nemici e prigionieri dell’antica Roma, come appartengono al passato, per quanto non troppo remoto, impiccagioni di ladri minorenni, roghi di donne accusate di stregoneria, squartamenti che eccitavano la folla nelle pubbliche piazze di regicidi, o soltanto di attentatori, ma ciò non ha significato il venir meno del “teatro del dolore”, osserva l’autore di Carnefici e spettatori, uscito per i tipi di Raffaello Cortina Editore, bensì l’inizio del suo grandioso processo di occultamento ancor oggi più che mai in atto. Con il rifiuto della tortura e delle esecuzioni della modernità, nonostante la pena di morte abbia continuato ad essere diffusa, le punizioni diventarono man mano razionali e discrete, privatizzate e sottratte quindi allo sguardo, inteso non come un mero apparato percettivo, ma quale un sistema di interpretazione attivo. Quando crediamo di vedere e giudicare con i nostri occhi, spiega Dal Lago, in realtà guardiamo con i paraocchi che la nostra cultura elabora e modifica incessantemente. Se un tempo gli spettatori volgevano lo sguardo davanti al lavoro del boia, oggi crudeltà come quella della guerra vengono sì viste, ma come qualcosa che non ci riguarda, uno spettacolo che lascia indifferenti. Una sterilizzazione accompagnata dall’affermarsi di mitologie umanistiche della giustizia “giusta”, della guerra umanitaria o della pena come rieducazione. “Un mondo, insomma”, osserva l’autore, “in cui la crudeltà sarebbe assente per definizione”. Per cui si potranno abolire diritti elementari e reintegrare legalmente la tortura in nome della “sicurezza”, come avviene con le detenzioni di Guantanamo, purché abbia luogo nell’invisibilità e soprattutto non la si definisca pubblicamente come tale. Ma il momento più spettacolare rimane proprio il ritorno della guerra sullo scenario internazionale degli ultimi decenni, che prima con la Serbia, poi con l’Iraq, l’Afghanistan e non ultimo la Libia, ha raggiunto l’ipocrisia suprema, la sua negazione mentre la si stava combattendo.

recensione di "bookdetector.com"


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